Figli precari
Fragili come boccioli vergini
siamo sparsi sulla terra i miei affetti ed io.
In città divenute selve, a tradimento.
C’è concesso solo il tempo di una microesplosione
di gioia
da contatto.
Il regno d’occidente ha frammentato le linee
fatto esplodere a raggiera le destinazioni.
C’è negato il diritto supremo dell’essere insieme
corpo unico.
La legge della mia era ha codificato:
per noi nessun diritto alla comunità
e solo possiamo amarci a distanza
costretti a mutare in sotterranei.
Telegrafiamo poche parole, veloci, scelte, dense
come in un tempo di guerra.
Siamo i figli precari delle macerie di un Dio
che detta ogni giorno la legge
In una lingua diversa.
martedì 4 novembre 2008
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